Isteroscopia: il suo significato, la sua funzione, i vantaggi che offre

L’isteroscopia è l’esame che permette al Medico di vedere “come è fatto per davvero l’utero nel suo interno”, quando l’ecografia cimette nel sospetto di una malformazione uterina ed anche “che cosa c’è dentro l’utero”, quando l’ecografia cimette nel sospetto che all’interno dell’utero vi sia qualche cosa di anomalo, come ad esempio un polipo, un fibroma, un tumore od altro ancora che possa essere causa di sanguinamento uterino o che nel caso di infertilità o di aborti ripetuti, possa esserne la causa. 

L’isteroscopia è una tecnica mini-invasiva endoscopica che, attraverso l’uso di un’ottica con telecamera sottilissima e di strumenti adeguati, consente di diagnosticare (isteroscopia diagnostica) e curare (isteroscopia operativa) diverse condizioni patologiche.    

L’isteroscopia diagnostica diviene utile nel caso di sanguinamenti uterini anomali, tanto nell’età fertile quanto e soprattutto dopo la menopausa, ed è possibile evidenziare malformazioni uterine come setti, patologie della cavità dell’utero come polipi, fibromi, iperplasie o in alcuni casi tumori maligni.    

In genere, il ginecologo, dopo valutazione della storia clinica, ed un esame specialistico ginecologico ed ecografia transvaginale, può indicare di effettuare l’isteroscopia diagnostica in regime di Day Surgery, cioè l’intervento diagnostico viene fatto in giornata, effettuando l’isteroscopia al mattino e dimettendo la donna verso tardo pomeriggio, senza un vero e proprio ricovero con pernottamento nella struttura ospedaliera. L’intervento può essere effettuato in sedazione o in anestesia spinale, decisione che viene presa durante la necessaria visita che l’anestesista effettua sulla paziente candidata all’intervento.    

La procedura strumentale, a seconda delle difficoltà tecniche, dell’indicazione e della finalità dell’intervento stesso, dura mediamente da 10-25 minuti.    

Esempi di “indicazioni” all’effettuazione della “isteroscopia” sia nella sua variante “diagnostica”, sempre corredata da una “biopsia dell’endometrio” allo scopo di avere una “certezza” sul comportamento benigno o maligno del tessuto endometriale prelevato, che nella sua variante “operativa” con le finalità già stabilite prima dell’intervento e condivisi con il paziente in modo formale, come attestato dal “consenso informato”.

Nel caso di sterilità, di infertilità o di aborti ripetuti ripetuti:

  • accertare la presenza di un'anomalia congenita a carico dell'utero (es: utero bicorne, utero didelfo, utero setto, agenesia uterina ecc.);
  • capire i motivi che portano una donna ad avere aborti spontanei ricorrenti;
  • effettuare un prelievo di tessuto endometriale alla ricerca della presenza anomala di “plasmacellule” (CD 138);
  • accertare la presenza di fibromi o polipi uterini;
  • accertare la presenza di tumori benigni dell'utero diversi dai fibromi e dai polipi uterini;
  • accertare la presenza di aderenze intrauterine (sindrome di Asherman);    

Nel caso di sanguinamento uterino anomalo in donne di qualsiasi età, ma specialmente in donne in epoca di climaterio o di menopausa; la maggior parte delle volte, oltre alle indicazioni cliniche appena elencate, vi è pure una “indicazione ecografica” dove l’ecografia transvaginale effettuata descrive la presenza di una qualche anomalia visibile con tale strumento all’interno della cavità uterina:

  •  accertare la presenza di fibromi sotto mucosi o polipi endometriali; è sempre necessario un prelievo di materiale per l’esame istologico;
  • discriminare se la patologia lamentata della paziente o l’anomalia ecografica messa in evidenza sia dovuta alla presenza di tumori benigni pure maligni dell'utero;
  • valutare lo stato di salute generale dell'endometrio, durante la menopausa;
  • effettuare un accertamento istologico sul reale comportamento biologico dell’endometrio, alla ricerca di segni di “iperplasia endometriale” senza “atipie cellulari” oppure gravato dalla presenza di anomalie cellulari;
  • cercare di comprendere le cause di un'irregolarità nel ciclo mestruale;
  • cercare di comprendere le cause di una perdita anomala di sangue dall'utero;
  • cercare di comprendere le cause delle mestruazioni nelle donne che hanno superato la menopausa;
  • effettuare correttamente, secondo quanto programmato l’intervento di asportazione del tessuto uterino prestabilito;
  • effettuare una biopsia, cioè prelevare un campione di tessuto endometriale da sottoporre, successivamente, a opportune analisi di laboratorio: studio istologico ed immunoistochimico. Tale percorso permette di accertare la presenza di un adenocarcinoma endometriale (un tumore maligno dell'endometrio) e di stabilire il grado di anomalie delle cellule che lo compongono, indicatore del suo livello di aggressività  
  • effettuare una corretta valutazione oncologica, talora anche "periodica", di donne in terapia con Tamoxifene od altri farmaci che fanno parte della terapia prescritta alle donne che hanno sofferto di un precedente tumore maligno della mammella.

In seguito ad un intervento di isteroscopia diagnostica, ed una volta passato completamente l’effetto dell’anestesia, la donna si sente rapidamente bene e può ritornare alle proprie attività lavorative e quotidiane già all’indomani della procedura.

In seguito ad un intervento di isteroscopia operativa, invece, la donna tornerà a sentirsi bene dopo un periodo variabile in dipendenza del tipo di intervento effettuato e secondo quanto pronosticato già prima dell’intervento. Tanto per fare alcuni esempi si può dire che dopo l’intervento di “metroplastica”, o di “correzione di alcune anomalie uterine” il tempo di recupero previsto è molto breve, da 1 a 2 giorni; la stessa cosa si può dire per un intervento effettuato per l’asportazione di polipi endometriali o di fibromi sottomucosi uterini; a seguito della procedura di “ablazione endometriale” per un completo recupero possono essere necessari anche tempi più lunghi, da 3 a 7 giorni.

Fino a quando la donna non avvertirà di essere tornata in pieno possesso di tutte le sue facoltà ed abilità fisiche, e non si senta con sicurezza libera da dolori o da altre sensazioni che la possano distrarre oppure le possano far perdere la concentrazione od il controllo completo di ciò che sta facendo, è bene che si astenga da qualsivoglia attività che possa comportare rischi e pericoli, per sé e per gli altri.

Dopo un'isteroscopia diagnostica, la paziente può tranquillamente mangiare e bere come da consuetudine, e fare una doccia.

In genere si raccomanda l’astinenza dall'attività sessuale per circa 7 giorni o, in caso di sanguinamento vaginale, fino al termine di quest'ultimo. Ciò unicamente a titolo precauzionale con l’intenzione di prevenire le infezioni in tale distretto anatomico. L'isteroscopia diagnostica è una procedura diagnostica e terapeutica molto sicura per la maggior parte delle donne. Infatti, è molto raro che possono verificarsi complicanze. In occasione di un'isteroscopia, il rischio di complicanze rilevanti dal punto di vista pratico è inferiore all'1%. Relativamente a tutto quanto descritto sopra si può asserire che da un punto di vista pratico non vi sono differenze per quanto riguarda la “isteroscopia operativa”. 

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