New PAP-DNA
Lo strumento ​più avanzato per lo screening dei tumori del collo dell'utero

 
Ipercheratosi, Paracheratosi, , metaplasia, displasia, carcinoma, condiloma, “in situ”…: che cosa significano questi termini? 

Ipercheratosi è un termine che indica un ispessimento dello strato corneo cioè un aumento di spessore delle cellule dello strato superficiale, in questo caso delle cellule del collo dell'utero; tale fenomeno si sviluppa più spesso a seguito di infiammazioni, ma può anche nascondere una sottostante lesione preneoplastica. All'esame colposcopico, dopo il trattamento con acido acetico, le aree affette da ipercheratosi appaiono biancastre e spesso anche opache. 

Paracheratosi è un termine che sottolinea un difetto di maturazione della cellula squamosa superficiale, in questo caso del collo dell'utero; anche questo fenomeno si può sviluppare a seguito di infiammazioni, ma anche esso può indicare che nei pressi può essere presente una lesione preneoplastica. All'esame colposcopico, dopo il trattamento con acido acetico, anche le aree affette da paracheratosi spesso appaiono biancastre. 

Metaplasia è un termine che indica un processo normale di sostituzione dell'epitelio cilindrico mucosecernente da parte dell'epitelio piatto stratificato; è un processo di evoluzione di questa particolare area che si chiama “zona di trasformazione” , che fa normalmente parte dell'evoluzione dell'apparato genitale femminile, e che di per sé non indica alcuni tipo di patologia neoplastica o preneoplastica in corso. Si tratta, comunque di una donna particolarmente a rischio per lo sviluppo di tumori del collo dell'utero quando subisce gli effetti biologici dovuti alla presenza di papillomavirus. L'esame colposcopico è fondamentale nella valutazione della corretta evoluzione del processo di metaplasia. 

Displasia è un termine che indica, nella paziente asintomatica cioè, che soggettivamente non abbiate alcun tipo di segnale di malessere, uno “sviluppo cellulare disordinato”; il termine di displasia comprende tutti disturbi della maturazione e differenziazione delle cellule dell'epitelio (rivestimanto) superficiale del collo dell'utero, tuttavia non sono ancora classificabili come "carcinoma in situ". Si tratta di una lesione preneoplastica a tutti gli effetti è senza ombra di dubbio. Necessita di essere osservata nella sua evoluzione e trattata se e quando necessario in modo corretto e completo; successivamente, dopo la terapia che prevede l'asportazione o la vaporizzazione del tessuto affetto da displasia, l'area e l'organo devono sempre essere tenuti periodicamente sotto scrupolosa osservazione.
Le displasie non danno sintomi, non si vedono a occhio nudo nudo e sono visibili solamente osservando il collo dell'utero tramite un apparecchio specifico in grado di ingrandire tantissimo (da sei a 20 volte) la superficie dei tessuti osservati, e con l'ausilio di coloranti: il colposcopio.
All'esame colposcopico, dopo il trattamento con acido acetico, le aree affette da displasia mostrano caratteristiche colposcopica che vengono variamente definite in base all'aspetto visivo: si parla di “epitelio aceto-bianco”, di "epitelio punteggiato", di "mosaico", di "anomalie vascolari". Tutti questi reperti colposcopici si mostrano con vari gradi di severità, dai gradi più lievi a gradi più rilevanti, cui di solito corrispondono delle lesioni istologicamente meno gravi oppure lesioni più gravi come ad esempio il “carcinoma in situ” o anche il “carcinoma invasivo”. Le displasie sono infatti classificate come "lievi", "moderate" e "severe". 

 “Carcinoma in situ” è la definizione di una lesione ancora contenuta nello spessore dell'epitelio di rivestimento; attualmente possiamo affermare che il "carcinoma in situ" è una lesione suscettibile di essere trattata completamente altre procedure terapeutiche minori come ad esempio delle biopsie più o meno ampie, sia effettuate tramite la specifica pinza da biopsia che tramite l'ansa a filo (LLETZ –LEEP) dell’”elettrobisturi a radiofrequenza”. Se questa lesione neoplastica intraepiteliale viene lasciata a se stessa, cioè viene lasciata evolvere senza praticare il giusto trattamento, secondo tempi che non è possibile prevedere a priori, e se si trasformerà in una lesione invasiva, ovvero nel "carcinoma invasivo"

 “Carcinoma microinvasivo” e “carcinoma invasivo” sono le lesioni tumorali che sono riuscite a “rompere” la “barriera di sicurezza" rappresentata dalla membrana basale al di sotto dell'epitelio. Rappresentano sempre una lesione tumorale importante è che richiede un ben preciso, e spesso esteso, intervento chirurgico, talora associato anche ad altri tipi di terapie (radioterapia, chemioterapia) e la prognosi è spesso anche incerta, con possibilità di persistenza della malattia, con tutto ciò che ne consegue.
 
Condiloma” e “papilloma” sono i nomi che vengono date alle lesioni in sede genitale, caratterizzate da crescita superficiale, verso l'esterno, quasi sempre attribuibili alla presenza di papillomavirus umano, e che rappresentano la lesione cutanea che già conosciamo con il termine di "verruca".